Qualche ombra e due luci: risposte Changemaker italiane per un’educazione inclusiva
Nella giornata di mercoledì 23 giugno 2020 è stato lanciato il “Global Education Monitoring Report 2020”, il Rapporto annuale sullo stato dell’educazione nel mondo per il raggiungimento degli obiettivi educativi contenuti nell’ Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile prodotto da un gruppo indipendente ospitato dall’ UNESCO. Il Rapporto, come sempre, è ben strutturato e referenziato con un giusto approccio complesso alle problematiche di ogni Paese. Riporta dati raccolti dall’ Unesco Institute for Statistics e fornisce 10 utili raccomandazioni per gli Stati. A partire dalla pubblicazione è nata anche una campagna social #AllmeansAll Quest’anno il tema centrale del Rapporto è l’inclusione in educazione che viene interpretata come un “processo”. Infatti, come ben illustra il documento, il basso tasso di ingresso e progresso nella scuola e gli scarsi risultati negli apprendimenti, indicatori che normalmente si utilizzano per mostrare la mancanza di inclusione in educazione, sono solo l’ultimo e visibile risultato di complessi processi socio-economici che marginalizzano, e distraggono risorse verso, alcune fasce di popolazione. Fra i dati più significativi a livello globale segnaliamo che: Interessanti sono i diversi riferimenti all’Italia. L’Italia viene elogiata (a ragion veduta) fra i 5 Paesi al mondo con una legislazione nazionale avanzata in tema di inclusione. Tuttavia, rimangono alcuni aspetti su cui presentiamo ancora significative lacune. In particolare vengono citati i fenomeni di bullismo e cyberbullismo e le disuguaglianze di genere. Nonostante un’attenzione crescente rispetto al fenomeno, si registra che il 12% degli adolescenti dai 12 ai 16 anni siano vittime di cyberbullismo (un incremento di 5 punti percentuali). Rispetto alle disuguaglianze di genere, il Rapporto indica che le studentesse di docenti con un “gender bias” implicito hanno risultati inferiori in matematica e scelgono scuole meno “esigenti”. Inoltre, il genere femminile è sotto rappresentato nei libri di testo. Fenomeni noti da tempo e per i quali Ashoka Italia ha selezionato innovazioni capaci di risolvere i problemi alla radice. La Scuola Changemaker Galilei Costa di Lecce ha da tempo adottato un tipo di didattica che mette al centro l’alunno concentrandosi sull’educazione all’imprenditorialità (si veda ENTRECOMP). Ogni classe è infatti chiamata a creare una start-up, anche a vocazione sociale. Fra queste è nato il movimento “MaBasta” (Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti). Un modello pluripremiato, efficace ed esportato in migliaia di classi in tutta Italia nato nel 2016 da una classe di studenti per fermare il bullismo e il cyberbullismo “dal basso” con il supporto di tutti gli studenti. Marie Madeleine Gianni, eletta Ashoka Fellow nel 2019, ha fondato BET SHE CAN. Marie lavora perché le bambine e le ragazze nella fase della preadolescenza possano permettersi di sognare senza stereotipi di genere. Tramite esperienze innovative di apprendimento attivo nelle scuole accompagna le bambine e le ragazze verso una maggiore consapevolezza di ciò che sono (talenti e potenzialità) e di ciò che vogliono essere, fino alla libertà nelle loro scelte e azioni. Dal 2015 BET SHE CAN ha già realizzato 38 percorsi in 12 regioni italiane raggiungendo 27000 persone. Due luci changemaker che ci mostrano e dimostrano che risolvere i problemi di inclusione in Italia è possibile. Per scoprire l’innovazione emergente nel mondo degli Ashoka Fellow in ambito educativo consulta il Rapporto Ashoka Emerging Insights 2019